Già a metà marzo l’Unione degli Istriani avrebbe dovuto tenere una conferenza stampa per denunciare la falsità del manifesto degli “squadristi di Dignano”, che negli ultimi trent’anni ha riempito volumi e pubblicazioni di carattere politico e storico, quale autentica e lampante “prova” della snazionalizzazione operata dal fascismo nella Venezia Giulia a danno di sloveni e croati.

Il tentativo di snazionalizzazione c’è stato, ed è inconfutabile, non solo nella Venezia Giulia, ma anche nel Sud Tirolo e nelle zone francofone piemontesi ed aostane.

Tuttavia, bisognava avere un qualche cosa di “forte”, anche visivamente… ed ecco che la prova per antonomasia di tale snazionalizzazione, tanti storici, autori di volumi (evidentemente col noto ed agevole copia/incolla), giornalisti, militanti di sinistra (ed estrema sinistra), l’hanno sempre e solo rappresentata, cioè sintetizzata, grazie a questo manifesto, che nessuno aveva mai messo in dubbio (come mai?), pur non avendolo mai cercato, nella versione originale, in un archivio.

Superficialità o malafede?

Quando a febbraio avevamo chiesto agli storici più preparati di darci lumi sulla sua origine, il primo ad aver risposto era stato l’insigne Raoul Pupo, il quale aveva tentato di correre ai ripari, ma invano: egli stesso, infatti, attraverso una arzigogolata dichiarazione ammetteva di averlo trovato in una pubblicazione belgradese (di propaganda antiitaliana!), senza averne mai messo in dubbio la veridicità.

Oltre a gettare più di qualche ombra sulla metodologia di studio e di interpretazione di fatti storici, da parte dei numerosi “studiosi” delle vicende del Confine orientale d’Italia, tale superficialità ha consentito per decenni di spacciare per vera tale “prova”, della quale abbiamo ricostruito la genesi, ed i cui dettagli verranno resi noti nella conferenza stampa, che abbiamo convocato per le ore 11.00 di mercoledì 27 maggio 2020, nella sede di Palazzo Tonello a Trieste.